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Louis XIII, il Cognac più prezioso del mondo, raccontato dal brand ambassador Luca Angeli.

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Louis XIII, il Cognac

Il Cognac è sicuramente uno dei prodotti di punta della distilleria francese – insieme all’Armagnac e al Calvados-. Nato intorno al XV secolo nella Valle della Charente, a Cognac, è il ricavato della distillazione di vino bianco. Riconosciuto AOC dal 1909 – Appellation d’origine contrôlée, può essere prodotto solo partendo da pochi vitigni selezionati e tutelati da questo riconoscimento; i tre principali sono l’Ugni Blanc, il Folle Blanch ed il Colombard ai quali si aggiunge qualche minore come il Sémillon ed il Montils.

il cognac

Negli anni, il Cognac, ha visto accrescere il suo parterre di appassionati e la sua valutazione. Il più prezioso al mondo? Sicuramente il Louis XIII. Abbiamo approfittato del lancio dell’edizione limitata 42.1 Rare Cask dello storico marchio Louis XIII, tenutasi al Gilli coffee di Firenze lo scorso 10 giugno, per approfondire questo mondo fatto di lusso, passione e assoluta qualità con Luca Angeli, brand ambassador di Louis XIII.

Louis XIII.

Dalla sua presentazione nel 1874, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi, ha accompagnato le dinastie reali d’Europa in alcuni dei viaggi più iconici del mondo – come quelli a bordo del Orient Express o del Concorde-. Ospite d’onore nelle cene più sontuose, da Londra a Versailles, da Shangai a Washington è diventato l’emblema del lusso. Ricavato dalla miscelazione delle migliori acquaviti distillate da uve della Grande Champagne, viene “abbracciato” e protetto da un decanter in cristallo di Baccarat; soffiato a bocca e decorato a mano da undici artigiani. Il risultato è un gioiello imprigionato in un’opera d’arte, selezionato per noi il secolo scorso, e oggi per il prossimo. Si perché per tradizione e filosofia Louis XIII pensa un secolo avanti.

Louis XIII, il Cognac

Ciao Luca, la vita ti ha portato a diventare Brand Ambassador di Louis XIII. Ci racconti il tuo percorso?

Provengo dal mondo beverage, con 12 anni passati nella famiglia Four Season, durante i quali sono sempre stato molto legato all’ospitalità. C’è stato però un momento nel quale ho provato a capire quali potevano essere le varianti a quello che era il mio lavoro per crescere a livello professionale. Avevo voglia di capire cosa ci fosse anche dall’altra parte della barricata per evolvere un po’ nella mia carriera. L’incontro con Rémy Cointreau e Louis XIII è capitato un po’ per caso; lavorando in una location dove il prodotto andava bene, o forse eravamo stati bravi a farlo andare, è capitato un paio di volte che delle persone legate al brand siano passate a trovarci rimanendo piacevolmente impressionate da un qualcosa che non saprei dirti.

Louis XII il Cognac

Allo stesso tempo l’azienda cercava una persona per la figura di Brand Ambassador Luxury per l’Italia. Sono stato contattato e ho accettato nonostante fossi un po’ spaventato, sai i cambiamenti radicali dopo tanti anni che sei in un posto spaventano. Ad oggi ti dico che sono molto contento perché fin dal primo giorno in Rémi Cointreau ho ritrovato il senso di famiglia che avevo imparato a conoscere in Four Season, e questo sicuramente mi ha dato una bella carica.

Si sente sempre più spesso parlare di Brand Ambassador, molti però non sanno di cosa effettivamente vi occupiate. Ci racconti la tua figura e le tue mansioni?

Il Brand Ambassador è la persona che raffigura e rappresenta fisicamente un brand, partiamo da questo. Rappresentare Louis XIII significa mantenere un profilo importante, adeguato alle situazioni, e in linea con quelli che sono i crismi di un brand di lusso come quello. Ciò non vuol dire che devi essere una “marionetta impostata” ma devi capire quali sono le situazioni e adattarti ad esse muovendoti di conseguenza. Ti faccio un esempio pratico, alla presentazione del Rare Cask 42.1 fatta a Caffè Gilli, ho capito che c’era un momento di stallo, in attesa che arrivassero tutti gli ospiti, e ho fatto quello che ritenevo più opportuno. Portandovi fuori per ammirare la vetrina di Louis XIII ho provato a rendervi partecipi, non solo dell’evento, ma di tutto il mondo Louis XIII, sia per stile che per convivialità. L’intento è quello di trasmettere che far parte di Louis XIII significa far parte di una famiglia. Spesso, quando parliamo di brand di livello, con format e clientela ben definita, ritrovarsi in una situazione così familiare non capita tutti i giorni.

Si dice che il ruolo di Brand Ambassador è quanto di più personalizzabile esista al mondo, da cucire addosso col tempo fino a trasformarlo in parte di sé. Nonostante la tua formazione, che si riscontra in ogni frase e contesto, ho notato che segui spesso la corrente. Cogliere il momento per farlo ricordare, è questo il segreto?

Secondo me la differenza grossa, anche nel lavoro che facevo prima, è trasmettere la passione che hai e soprattutto la conoscenza del prodotto. Dare delle key words e delle pillole affinché l’esperienza si possa innalzare ad un nuovo livello, io sono un po’ il tramite di questa esperienza, una sorta di pastore che accompagna in questo viaggio. Devi mantenere un’etichetta tale che ti permetta di trasmettere ciò che vuoi far trasparire e quindi le caratteristiche di Louis XIII, la passione, il savoire faire, perché poi tutto torna al prodotto finale. Sono una persona estremamente sincera, non sono bravo a fingere di essere ciò che non sono, il mio modo di essere, di parlare e di approcciare viene dal profondo, è molto italiano, nonostante il brand sia francese.

A Firenze, il 10 giugno, hai presentato da Caffè Gilli la special release di Rare Cask 42.1. Ci racconti il ritrovamento della tierçon?

Louis XIII, il Cognac

Immagina che ogni anno solo il 2 % delle acqueviti selezionate vengono destinate a Louis XIII. Da queste il cellar master, grazie alle sue competenze, al know how e al genio, intuisce quali potrebbero avere l’opportunità per un invecchiamento lungo e di livello. Una volta che le acqueviti vengono messe ad invecchiare ruotano per subire le influenze dei microclimi e delle umidità diverse, con la particolarità che è il liquido a muoversi da cantina a cantina e non le botti. Da questo momento invecchiano per un minimo di altri 4 anni dentro queste tierçon. Botti particolari della foresta di quercia della Limousin, che ad oggi non vengono più prodotte; per intenderci, qualora malauguratamente se ne rompesse una per ripararla ne va rotta un’altra. Il nostro cellar master, Battista Loiseau, monitorando l’evoluzione delle varie botti, si è accorto che in questa specifica il liquido aveva delle caratteristiche tanto inaspettate quanto uniche. Ha deciso di creare la Rare Cask 42.1 prendendo la singola tierçon e dedicandola a questo prodotto unico.

Un ritrovamento di questo tipo è davvero difficile, accade una sola volta nella vita di un Cellar Master. La fortuna di Louis XIII è che Battista Loiseau sia il più giovane ad aver preso questa qualifica e ad aver trovato un Rare Cask. Con un po’ di fortuna e tanto lavoro, potrebbe addirittura trovarne un’altra in futuro, diventando il primo.

Perché riservare proprio a Firenze l’unica bottiglia in vendita in Italia? Scelta di cuore dato il tuo passato a Firenze?

Sicuramente Gilli coffee, essendo uno dei caffè storici mondiali ha una liaison importante con un prodotto come Louis XIII, è una location importante di una famiglia importante. Firenze è stata capitale d’Italia ed è oggi capitale della bellezza italiana a livello globale secondo me. Crediamo inoltre che Caffè Gilli abbia l’esperienza e la qualità per tenere un pezzo del genere in bottigliera, di coccolarla e curarla. Capiamoci non parliamo di una bottiglia da mettere in vetrina, è un “bambino” importante.

La dinastia dei Cellar Master e i Rare Cask.

La storia ci porta a pensare che dietro ogni grande marchio ci sia un uomo; nel caso di Louis XIII parliamo di una vera e propria dinastia. Tutto nasce dal sogno che ha ispirato André Renaud, presidente di Rémy Martin dal 1924 al 1965, e suo genero e successore, André Hériard Dubreuil. Ogni Cellar Master, incaricato dal presidente di portare avanti l’eredità del marchio, mette da parte le migliori acquaviti, come eredità ai suoi successori per il prossimo secolo. Così, avvolto nel mistero, come risultato finale di fattori inspiegabili e imprevedibili, si è arrivati nel 2004 alla prima edizione esclusiva ritrovata dalla Cellar Master del tempo Pierrett Trichet, il Rare Cask 43.8. A questa aveva fatto seguito solo un’altra edizione, la 42.6 del 2009.

Oggi, ad oltre 10 anni di distanza, Battista Loiseau – più giovane Cellar Master della storia di Louis XIII– ha ritrovato un tierçon unico che ha portato alla release del Rare Cask 42.1.
Distribuita in solo 775 esemplari, per un valore che si aggira intorno alle 47.000 sterline (circa 55.000 euro), è impreziosita da un decanter altrettanto unico, realizzato in cristallo nero di Baccarat.

Ogni decanter di questa edizione è stato realizzato rispettando una finitura nera, con la minuziosità di un gioiello, un pezzo unico. Il processo ha convolto 20 maestri artigiani, che hanno lavorato all’unisono per completare i 50 passaggi che permettono ai decanter di solidificarsi in un’opera d’arte, impreziosita con dettagli in oro e rodio. L’anello, inciso con motivi a quadrilobo, offre un riferimento preciso al fleur-de-lys transalpino.

Ci regali un consiglio a chi sogna di lavorare in questo mondo? Magari quello che col tempo si è rivelato essere il più prezioso per te.

Sicuramente essere maniacale nello studio, la preparazione è la base di tutto. Farsi sempre delle domande ulteriori, può sempre capitare di trovare di fronte a te qualcuno che ne sappia più di te, e tu ogni giorno devi imparare qualcosa. Sia dai clienti che dai colleghi. La cosa fondamentale è essere sé stessi, e cercare di trasmettere il proprio essere. La cosa più difficile è tenere alta l’attenzione, dopo dieci minuti o forse meno, se non rendi partecipe chi hai di fronte lo perdi. Io sono un commis degli Ambassador, ho iniziato da un anno appena e relazionarmi in una situazione come quella di Firenze, ogni giorno è un challenge. Forse non sembra ma io sono sempre tanto emozionato, anche perché in un solo momento sei da solo e rappresenti contemporaneamente Remi Cointreau, Louis XIII, il distributore e chi ti sta ospitando.

Un’ultima domanda, mettiamo che il mondo stesse per finire. Puoi salvare la ricetta di un cocktail e un distillato. Cosa lasci in eredità alle future generazioni?   

Beh io di sicuro, se posso, una bottiglia di Louis XIII la metterei via, anche per valore –ride-. A livello di cocktail, beh sicuramente salverei la ricetta del Negroni. 

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Antonio Galdi

Antonio Galdi, classe 00, si laurea nel 2022 in scienze gastronomiche mediterranee presso l’università di Napoli Federico II. Inizia a lavorare come aiuto cuoco in vari alberghi e ristoranti ma dopo un master in critica enogastronomica, inizia a pubblicare i suoi primi articoli. Adora la cultura pop legata al cinema, alla musica e alla letteratura italiana.