Vittorio Rosso, oggi Bar Manager e socio de La Reserve, Cocktail Bar nel quartiere torinese di Crocetta, è nato nel 1998. In pochi anni di carriera, con la sua grande determinazione e nonostante la giovane età, è riuscito ad arrivare dove voleva, a capo di un locale che, insieme ai suoi soci e al suo personale, è riuscito a far diventare uno dei migliori Cocktail Bar della città. Ci ha raccontato il suo percorso, la nuova drink list e gli obiettivi che si è dato con La Reserve.
La storia di Vittorio Rosso
È partito tutto da un Margarita. Il primo cocktail che Vittorio Rosso ha preparato è stato il classico internazionale, in un ristorante messicano di Torino, il Revolucion. “Anche se imparai la ricetta originale del Margarita, quell’esperienza la ricordo soprattutto per avermi formato. Lì ho capito che la ristorazione non era un gioco, anzi. Io facevo tutto ciò di cui c’era bisogno: spremevo lime, caricavo frigoriferi, pulivo il bancone e i bicchieri. Ho capito il senso del duro lavoro”.
La ricerca di un altro lavoro lo porta in un ristorante tex-mex della città. “Ero il barman e preparai i primi Gin Tonic, Long Island e Sex on the beach. Non c’era una carta signature, ma chi veniva da noi voleva ordinare i classici”. Dopo pochi mesi, per Vittorio è già il tempo di fare il salto in un altro locale. In quel tempo, era il 2017, a Torino aveva aperto lo Smoking Wine Bar, un’apertura che avrebbe fatto parlare di sé negli anni a venire per la grande qualità della cucina, della carta dei vini e per l’atmosfera da club. “Si apriva alle 7 e si chiudeva a mezzanotte. Ero barman ma anche barista. Il livello dei cocktail si alzò ancora, preparavo Daiquiri, Bloody Mary, Americano e Martini”. Le bevande miscelate non rappresentavano però il core business del locale.
Ma Vittorio non si ferma. “Leggevo libri sulla miscelazione e studiavo continuamente. Volevo imparare, per migliorarmi sempre”. Un giorno, al ritorno da una serata in un cocktail bar del Quadrilatero, riceve un messaggio che gli cambierà la vita da un amico. “Stai ancora cercando lavoro?”.
Un locale storico di Torino, l’Abrevoire, uno dei primi lounge bar della città e precursore del bere bene, avrebbe riaperto con un’altra gestione, sotto il nome di La Reserve, ed era in cerca di un Bar Manager. Così Vittorio si presenta. Era il 2018. “Il locale lavorava poco e tutti i miei colleghi mi dicevano di non andare”. I dubbi sulla scelta da prendere vengono risolti con una semplice domanda. “C’era un altro locale che mi avrebbe dato tutta quella libertà? No. Lì avevo davvero la possibilità di dimostrare a me stesso di valere qualcosa. E allora accettai. Per me è stato come prendere un foglio scarabocchiato e ridisegnarci sopra. Ognuno di noi ha una storia da raccontare e sono contento oggi di raccontare la mia storia. Per me non è solo lavoro, ma è vita. Quando vado al locale, mi sento bene”.
L’aumento del lavoro lo costringe prima a prendere una cameriera, poi un barback e quindi sempre più figure tra sala e bancone. “All’inizio, il budget era ridotto. Ogni nuova spesa doveva essere ponderata e giustificata. Senza incassare, non si poteva spendere”. Qual è stato il segreto nell’approccio con i ragazzi? “Non voglio che la gente lavori per me, ma con me. Per me abbiamo vinto quando i clienti entrano e chiedono di Simone o Giorgia. Allora, significa che ho dato qualcosa di mio”.
Il concetto di condivisione è anche lo stimolo che lo porta a partecipare a numerose guest, serate in cui miscela dietro banconi di altri locali, oppure ospita colleghi nella sua ‘casa’. Alla base della scelta, c’è proprio il desiderio di crescita personale e di costruire legami solidi nel mondo della miscelazione.
L’arrivo del Covid-19 lo porta a un bivio. “In quel periodo mi sono arrivate tante proposte dai più rinomati Cocktail Bar di Torino. Io, però, decisi di diventare socio per legarmi ancora di più a La Reserve e, in quel periodo, raddoppiammo con l’apertura de La Reserve Deux. Era il 2021”.
Il concetto di accoglienza
Oggi, a distanza di sei anni dal primo giorno di lavoro, La Reserve è uno tra i migliori Cocktail Bar di Torino. Grazie al lavoro di Vittorio sulla miscelazione, ma anche e soprattutto sull’accoglienza. “Per me il bar significa prendermi cura delle persone, dar loro quello di cui hanno bisogno: che non significa solo un cocktail o una bollicina, ma anche la capacità di ascolto e di conforto. Oggi, l’accoglienza è diventata quasi marketing. Io ricordo benissimo una lezione della mia professoressa di accoglienza turistica. Quando ci dovette spiegare la parola empatia, strappò la pagina dal libro e la buttò nell’immondizia. Questa, ragazzi, è l’unica cosa che non posso insegnare ci disse. E aveva ragione”.
“Credo che il mio punto di forza sia proprio questo. Non si riempiono i locali di persone che vogliono bere solo drink buoni, ma che vogliono stare bene. Il drink passa in secondo piano. Quando tu entri a La Reserve, non sei un numero. Hai chiesto il nostro tempo e devi essere coccolato”.
Un concetto al 100% in linea con il pensiero di MT Magazine che, da sempre, oltre a focalizzare l’attenzione sulla miscelazione, non perde mai di vista l’hospitality.
I cocktail de La Reserve
La miscelazione de La Reserve è comprensibile. L’obiettivo è combinare ricerca, in fase di preparazione del drink, e semplicità, al momento della spiegazione. I cocktail non sono preparati con un numero eccessivo di ingredienti e c’è sempre un occhio di riguardo per la stagionalità.
La drink list si caratterizza in particolare per i nomi ironici assegnati da Vittorio. “Riflettono tanto il mio modo di essere. Per me, la scelta di un nome fuori dall’ordinario è un modo per lasciare un qualcosa al cliente, per esprimere la mia personalità”.
La drink list autunnale si chiama Young, wild and drunk. La scelta del tema fa riferimento all’omonima canzone di Snoop Dogg e Wix Khalifa, che invita a lasciarsi andare, a ricercare la spensieratezza.
Tra i cocktail, spiccano il Gia’Nduja, un twist sul Milano-Torino, realizzato con Bitter Fusetti e Vermouth Rosso aromatizzato al Gianduiotto e Peperoncino. “Del peperoncino non si sente la parte piccante, ma solo quella aromatica”. Il , invece, è una rivisitazione della Piña Colada, con l’utilizzo di uno degli abbinamenti più insoliti della cucina: basilico-ananas. Il Rum Bianco, aromatizzato con il pesto alla genovese, viene miscelato con soda all’ananas e servito in un tumbler con cubo di ghiaccio, sul quale viene adagiata della polvere di cocco.
I progetti futuri di Vittorio Rosso
“L’obiettivo è fare un bel ‘campionato’ e tenere questo livello. Voglio che La Reserve si affermi sempre di più come riferimento per bere bene. Se un milanese viene a Torino deve sapere che esistiamo”.
“Quale consiglio dai ai ragazzi che, come te, vogliono seguire questa passione?”
“Do due consigli. Il primo è lavorativo. Non si può pretendere tutto subito. Bisogna essere più professionisti e meno sindacalisti. Il secondo è umano. Non bisogna abbattersi anche se la vita non ti mette in condizione di raggiungere i tuoi obiettivi. Io li ho seguiti entrambi e oggi sono fiero del punto in cui sono arrivato”.
“Il tuo cocktail e il tuo distillato preferito?”
“Milano-Torino e vermouth”.