In un settore in continua evoluzione come quello della mixology, chi ha avuto l’opportunità e soprattutto la voglia di mettersi in gioco e formarsi in contesti globali porta con sé una visione più ampia di questa arte. Un esempio è Giuseppe Di Martino, classe 1994 di Ragusa, un talento under 30 che sta lasciando il segno nel settore.
A soli 29 anni vanta diverse esperienze in rinomati cocktail bar all’estero e la sua creatività, umiltà e passione per la mixology lo hanno portato a distinguersi e a diventare un volto riconosciuto della miscelazione contemporanea.
“Ad oggi, con il mio socio Mattia Cillia gestiamo più di 14 strutture in Sicilia e nelle sue isole vicine, tra cui quasi tutti i cocktail bar degli chef stellati come Cantieri di Ciccio Sultano, Accursio Crapraro, Pietro D’Agostino a Taormina solo per citarne alcune – ci racconta Di Martino – Inoltre Mattia segue l’Accademia di Ragusa e io mi occupo poi anche tutti i ragazzi che abbiamo formato e mandato in varie strutture”.
L’approccio alla mixology di Giuseppe di Martino
Facciamo un breve passo indietro, ovvero a quando Di Martino ha iniziato ad approcciarsi al mondo della mixology: “A 17 anni iniziai come cameriere a Catania, dove sposai il progetto del locale Dharma. Vedendo il lavoro del barman dietro al banco, decisi di fare il salto con il primo corso da bartender e iniziai a lavorare nelle discoteche. Dopo due anni mi sono detto ‘Bello tutto, guadagno anche bene, però voglio passare a uno step successivo, qualcosa di più concreto e formativo’. Lì scoprii il mondo dell’hotellerie” ci racconta Giuseppe.
A 19 anni Giuseppe Di Martino inizia a lavorare come barback per l’hotel 5 stelle lusso NH Donna Fugata Golf Resort, ma l’ambizione lo spinge a spostarsi per la prima volta dalla sua amata Sicilia per approdare a Torino, più precisamente al ristorante Punto di Vista di Luigi Iula e Salvatore Romano, gli stessi proprietari del cocktail bar Barz8.
“Dopo tre anni Torino, dove ho fatto il corso di sommelier AIS per conoscere a fondo il mondo enologico e del Vermouth visitando cantine e liquorifici, sono tornato in Sicilia per un progetto del pop-up cocktail bar La Terrazza con lo chef stellato Accursio Crapraro. Andò benissimo e fu una vera e propria prova per tutti noi”.
Ciò che portò Giuseppe a pensare di trasferirsi all’estero fu il perfezionare l’inglese e il voler conoscere ciò che succedeva al di fuori dell’Italia: “Io sono sempre stato cosi: adoro le sfide e tutt’oggi le ricerco. Volevo vedere il mondo al di fuori dalla Sicilia, allora lasciai tutto per poter proseguire con le mie esperienze professionali, afferma Giuseppe, “Volevo lavorare in contesti diversi per imparare sempre di più. Anche adesso ai ragazzi che seguo consiglio di non stare per tanti anni nello stesso posto: devono stare nelle strutture, imparare, lasciare a loro volta qualcosa alle realtà del posto e darsi poi a un’altra esperienza, altrimenti ti appiattisci”.
Le esperienze all’estero e il ritorno in Italia
A 24 anni, Giuseppe Di Martino decise di trasferirsi a Londra, dove iniziò la sua esperienza al Gong Bar, gestito all’epoca dal bartender Christian Maspes. “La ricordo come un’esperienza fantastica che mi ha insegnato tantissimo, in particolare il galateo delle culture asiatiche,” racconta.
Successivamente, approdò all’Oriole, uno speakeasy londinese premiato tra i World’s 50 Best Bars dal 2017 al 2019. Qui conobbe Luca Cinalli, una figura chiave per la sua crescita professionale.
“All’Oriole ho imparato la filosofia di Luca: concentrazione, ricerca costante, qualità, servizio al cliente e gioco di squadra. Dietro al bancone si è un team, si lavora insieme, e ancora oggi insegno questo ai ragazzi dell’Accademia”.
Tuttavia, l’aria di Londra cominciava a stargli stretta e desiderava nuove sfide nel settore dell’hotellerie. “Decisi allora di puntare sul Four Seasons!” racconta Giuseppe. “Cercavano personale in Sud America, Washington DC, Dubai e dopo una settimana mi chiamarono da quest’ultima”.
Anche l’esperienza al Four Seasons di Dubai fu molto formativa per il giovane bartender, che riuscì a portare all’azienda ciò che aveva imparato precedentemente all’Oriole e al Gong: “Il Four Seasons ti dà il 70% degli standard da seguire, poi ogni bar manager può mettere la propria impronta. Il Luna Sky Bar è uno dei cocktail bar con i più alti fatturati al mondo,” spiega. Di fronte ai volumi del bar – oltre 1000 drink a notte – Giuseppe decise di introdurre i prebatch. “Preparavamo tra i 150 e i 200 Negroni nel pomeriggio, così di sera usavamo una sola bottiglia invece di tre.”
Dopo la pandemia, nel febbraio 2021, Giuseppe intraprese un nuovo progetto al SLS Hotel di Dubai, dove si trovò nuovamente di fronte a una sfida importante. Il complesso includeva il S Bar, il ristorante Fi’lia, gestito da sole donne, e il Privilege, un cocktail bar con piscina.
“Arrivai tre mesi prima dell’apertura e mi misi a studiare la funzionalità dei banchi bar e le dinamiche di servizio. Ho affrontato un lavoro nuovo fatto di riunioni e formazione del personale, fino a creare le drink list per i tre cocktail bar”.
Giuseppe aggiunge: “La proprietà ci disse subito di non emulare il servizio del Four Seasons. SLS punta molto sull’effetto wow e qui ho imparato molto in termini di marketing, soprattutto nella creazione della drink list, che dovevno prima di tutto sorprendere il cliente”.
Dopo due anni al SLS, Giuseppe decise di tornare in Italia, mosso sia dalla famiglia che per le tante opportunità che la Sicilia offre nel settore della mixology: “Unii le forze insieme al mio attuale socio e ad oggi sono 12 anni che collaboriamo facendo consulenze, formazione e seguiamo personalmente alcune strutture. Attualmente mi occupo dell’osteria ex panificio Buvette ad Agrigento e del cocktail bar Cafè Time dello chef La Torre”.
Le sfide da bartender
Contando le diverse e importanti esperienze di Giuseppe, sia in Italia che all’estero, non sono di certo mancate le sfide: “Come ho detto prima, io vivo di sfide,” spiega. “Il primo viaggio a Londra fu difficile: ero giovane, e mantenersi in una città dove non conosci bene la lingua è stato complicato, soprattutto entrare nel mondo dei cocktail bar e non sapersi esprimere nonostante le conoscenze.
“SLS Hotels è stata una sfida enorme – continua Giuseppe – perché dovevo gestire non solo un cocktail bar, ma ben tre da gestire, che richiedevano altrettanti menu che avessero concept diversi da seguire e soprattutto dovevano avere quel famoso effetto wow non troppo facile da ottenere subito”.
Infine, non poteva mancare la nostra domanda di rito: quali sono il cocktail e il distillato preferito dal bartender Giuseppe Di Martino? “Il rum agricolo è uno dei miei distillati preferiti – afferma con sicurezza – soprattutto per il processo di lavorazione e la cultura che c’è dietro. Per quanto riguarda i drink dipende dalla stagione: in estate berrei qualcosa di fresco come il Daiquiri, mentre in inverno andrei su un Rabo de Galo, quindi qualcosa di simile al Negroni”.