Oggi, venerdì 20 settembre, si festeggia il National Rum Punch Day, una giornata dedicata a un cocktail internazionale, che ha incontrato i gusti asiatici e inglesi, prima di espandersi in tutto il mondo.
La storia
Il punch è un cocktail tra i più longevi, secondo alcuni il primo mai esistito. Sull’origine del nome resistono due leggende. La prima sostiene che il termine punch deriva da puncheon, il barile in cui venivano trasportati i distillati e che un tempo veniva anche usato come contenitore del drink. La seconda afferma che la parola proviene da un termine sanscrito il cui significato è cinque, come gli ingredienti del cocktail.
Per parlare di storia del Rum punch una cosa è certa. Bisogna fare affidamento al libro Punch di David Wondrich. Il primo autore di questo drink sembrerebbe essere britannico, ma la prima testimonianza scritta ci porta in India, nel 1632, dove Robert Addams – lavoratore per la British East India Company – menziona il cocktail in una lettera. La prima ricetta comparirà sei anni più tardi, grazie a Johan Albert de Mandelso, tedesco che abitava in India e che scrisse di una bevanda composta da acquavite, acqua di rose, succo di limone e zucchero.
Secondo David Wondrich, l’origine del punch è da attribuire ai mercanti inglesi che, navigando nelle Indie orientali, a un certo punto si trovarono sguarniti sia di vino che di birra. A quel punto, era l’inizio del 1600, pensarono di ricreare una sorta di vino dolce, ammorbidendo i distillati presenti sul continente – un tempo troppo ruvidi e spigolosi – con una parte acida, una dolce e una acquosa.
Si spiega così perché, nonostante l’inglesismo, il punch sia arrivato solo in un secondo momento nel Regno Unito. Dove si affermò come una bevanda conviviale, da consumare nelle caffetterie di Londra, preparato in un primo momento con l’arrack delle Indie orientali – acquavite prodotta dalla fermentazione di melassa, cereali e vino di palma da dattero – e poi con il Rum delle Indie occidentali.
Nel tempo, il Rum si affermò come l’unico distillato utilizzato per la preparazione del punch. Anche perché in New England o nelle Mauritius, tutte colonie inglesi, il Rum non mancava mai e veniva spesso acquistato, barattandolo con vino o birra.
Attorno al punch vi era anche un vero e proprio rito. Il drink non veniva servito in bicchieri e consumato velocemente, ma lentamente, in ciotole. Quando la vita si fece più frenetica – con l’era vittoriana – la tendenza sparì. Oggi, la bevanda è tornata in auge, tanto che in alcuni tra i migliori cocktail bar del mondo è tornato a giocare un ruolo da protagonista. Ma ha ancora bisogno di tanta strada per diventare di tendenza.
La ricetta (secondo Difford’s Guide)
- 1,5 shot Rum overproof bianco
- 0,5 shot succo di lime appena spremuto
- 1 shot sciroppo di zucchero 65° Brix
- 2 dash Angostura
- 2 shot acqua fresca
Shakerare tutti gli ingredienti con ghiaccio e filtrarli in un bicchiere Collins precedentemente raffreddato. Guarnire con una fetta di arancia e una ciliegia al Maraschino.
La ricetta (secondo Liquor)
- 35 ml Rum chiaro
- 35 ml Rum scuro
- 60 ml succo d’ananas
- 30 ml succo d’arancia
- 22 ml succo di limone
- 15 ml granatina
Aggiungere il Rum chiaro, il Rum scuro, i succhi di ananas, arancia e lime e la granatina in uno shaker con ghiaccio e agitare fino a quando non è ben freddo. Versare in un bicchiere Hurricane con ghiaccio fresco. Guarnire con una ciliegia al Maraschino.