Essere un ragazzo e ritrovarsi a scrivere questo articolo non è facile, perché non riesco a trovare giusto che sia un uomo ad arrogarsi il diritto di raccontare che le cose dovrebbero cambiare.
Per cominciare però userò le parole di chi, meglio di me, ha raccontato questa sensazione, Nayt – ndr. pseudonimo di William Mezzanotte rapper italiano– “Io non sono Maria Lai e i suoi fili che collegano
Ho pensieri e sentimenti che non legano
Non ho perso un fratello come accadde a Ilaria Cucchi
Che mostrò a tutti un omicidio che altri non vedevano
Non ho visto l’inferno di Liliana Segre
La colpa di esser nata, l’amore che ha esternato
Non sono Michela Murgia e la sua lotta al patriarcato
Il suo sorriso, gli strumenti che ha lasciato
Non ho di Chiara Valerio l’impeto della cultura”
L’unico modo che ho trovato giusto per iniziare questo racconto sono proprio le parole di Chiara Valerio, recitate a gran voce al funerale di Michela Murgia:
“Michela Murgia dirà che questo posto è troppo piccolo: ci hanno sottovalutato e svalutato ancora una volta, sussurrerà torva. Parlando di sé stessa, al noi e del noi, a noi tutti come a sé stessa, come se la società sia un problema suo. Spoiler: avrà ragione. Anche domani la società sarà un problema di ciascuno di noi, in questo consiste il gesto politico di Michela Murgia.”
Finché saranno uomini, chef, barman e maître a discutere durante iniziative, eventi, serate e masterclass di come ANCHE il mondo dell’enogastronomia – in senso lato- abbia bisogno di un’inversione di rotta e di meno disparità, raccontare quelle iniziative, quegli eventi, quelle serate sarà inutile.
Un’altra inutile trovata di un patriarcato che prova a nascondersi dietro ad un dito al punto dal ritrovarsi seduto ad una tavola rotonda in cui si discute dell’aborto e i presenti sono solo uomini, o ancor peggio ad offrire baci perugina per addolcire la giornalista seduta al tavolo che ci sta intervistando.
Ma citando ancora Nayt, la speranza di abbattere le mura non può arrendersi o morire e un esempio virtuoso ci arriva da Barcellona.
“Di certo io non sono te, che hai ancora tutto il tempo
Di abbattere le mura, di insegnare ad amare di nuovo”
Se Busca Barmaid Week- come è nata e si è svolta?
6 giorni, 1 città, 10 cocktail bar, 10 delle donne più influenti di Barcellona, 10 cocktail d’autore, 1 tavola rotonda, seminari e ospiti internazionali. Un evento per onorare l’inestimabile contributo delle donne nel settore dei bar.
Il sogno dell’azienda messicana Se Busca, produttrice di Mezcal che vede solo donne nei punti apicali – come la mezcalera Mary Lopez Sosa, era quello di portate a Barcellona i valori del brand; da sempre impegnato per dare il giusto peso a tutti i propri collaboratori partendo da chi lavora a contatto diretto con l’Agave.
La città ha risposto ovviamente presente e la prima edizione della “Se Busca Barmaid Week” l’ha trasformata nella paladina delle donne della mixology.
Per 6 giorni, le migliori barman di Barcellona provenienti da 10 cocktail bar – giovani per età o esperienza, evitando i volti già noti- hanno unito le forze per promuovere il ruolo delle donne nel settore. Da martedì 19 a domenica 24 novembre, tutti questi locali hanno aperto le proprie porte e creato un Signature Cocktail appositamente studiato dalle bartender per la SBBW con uno dei mezcal.
Durante la cocktail week, la città ha ospitato un’infinità di attività organizzate da Se Busca Mescal, organizzatore e sponsor principale dell’evento, insieme ai locali stessi. Un programma che comprendeva degustazioni, presentazioni, masterclass e una tavola rotonda condotta dal marchio e dalle principali personalità dell’industria dei cocktail.
Lo scopo principale della “Se Busca Barmaid Week” è stato quello di riunire il mondo del beverage per ispirare ed educare gli addetti e il pubblico su come riuscire ad offrire pari opportunità a tutti i generi, per creare un futuro e opportunità migliori, per tutti.
Queste le 10 partecipanti che hanno ideato il loro Se Busca Signature Cocktail proposto durante l’intera settimana:
Bar Sauvage – Giulia Falluzza
Dr. Stravinsky – Tillea Bruce
Especiarium – Jennifer Opderbeck
La Whiskeria – Liv Rosengren
Bar Magma – Emily Cova y Soline Rousseau
Marlowe Bar – Nathalie Giacomuzzi
Paradiso TimeOut Market – Angeles Rodriguez
Piñata Cantina – Olga Villuendas
Solange Cocktails – Amanda Kenner
Vesou – Ana Michel Alves
Le donne di Se Busca Mezcal
Fra i tanti eventi quelli che hanno attirato più di tutti l’attenzione sono stati la Masterclass tenuta da Laura Alonso, Global Brand Ambassador di Se Busca; durante la quale è stata esplorata l’arte del mezcal e il suo ruolo unico nei cocktail. A discutere con Laura Alonso? Solo donne.
Laura Alonso nata a Cuernavaca, in Messico, ha oltre 15 anni di esperienza nell’industria dei liquori, specializzata in Agaves, di cui è appassionata. Durante il suo Master in Marketing e Commercio in Francia, ha lavorato per una delle più importanti case di Cognac del mondo. Dopo aver lavorato per 13 anni in Messico, si è trasferita di nuovo in Francia dove ha lavorato insieme a Dominique Demarville per una casa di Champagne, prima di entrare a far parte del Gruppo Stoli come Responsabile Globale del Marketing Agaves, dove dirige un portafoglio di tequila e mezcal presente in tutto il mondo. Il suo obiettivo è sostenere altre donne nel settore dell’ospitalità e degli alcolici per aiutarle a realizzare il loro potenziale.
Ancor più interessante la tavola rotonda “Le donne nel mondo dei bar”, dedicata al ruolo fondamentale delle donne nell’industria dell’ospitalità. Qui gli ospiti hanno avuto l’opportunità di comprendere meglio l’importanza del ruolo e dell’influenza delle donne nei bar. Durante questa stimolante discussione, i leader del settore hanno affrontato argomenti chiave come la creazione di ambienti più sicuri e solidali, l’equilibrio tra vita privata e lavoro, le sfumature culturali e la pianificazione finanziaria per le bariste. Ad esporre queste opportunità? Solo donne.
A chiudere la manifestazione, domenica 24, è stata la super ospite internazionale Ioanna Papafili del Barro Negro di Atene classificatasi 70esima al mondo nella Top500 bar.
Raccontare questa tipologia di eventi è il minimo che si possa fare e ai fini della causa servirà a poco. Ma emularli costerebbe troppo?