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Solomiya Grytsyshyn, una nuova avventura all’Hotel Chapter Roma

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Il progetto Hotel Chapter Roma inizia a prendere forma nel 2018, da un’idea di Marco Cilia, giovane imprenditore proveniente da una famiglia attiva nel settore dell’ospitalità. A Roma, Cilia intuisce la mancanza di un segmento di mercato rispetto ad altre città internazionali: quello degli hotel di design ma con un animo informale. Dopo aver individuato la struttura, insieme a Tristan du Plessis, designer dello Studio A di Johannesburg, progettano una location dal format internazionale, coniando il termine lusso accessibile. Questo termine si riferisce a uno spazio ricercato ed elegante, dove sono presenti manager provenienti da strutture di lusso, il tutto presentato in maniera informale: dall’attitudine dello staff fino all’entrata su strada del bar dell’hotel, rendendolo il primo street bar hotel, a Roma. Inaugurato a maggio 2019, Hotel Chapter Roma è stato inserito nella Hot List di Condé Nast, dove sono presenti i primi 500 migliori alberghi al mondo. 

Solomiya come si è evoluto il tuo percorso nel mondo dell’ospitalità?

Tutto ha inizio all’Hotel de Russie, uno dei più grandi alberghi romani, qui ho maturato le mie prime esperienze nel settore dell’ospitalità finché Massimo D’Addezio, che all’epoca era il bar manager dell’Hotel de Russie, inaugura il Chorus e mi proporne di seguirlo. Il Chorus è stato una sorta di nido in cui ho compiuto i primi passi dietro il bancone, dove mi sono formata e sono cresciuta tantissimo lavorativamente e umanamente parlando. Sempre grazie al Chorus, ho avuto la possibilità di fare diverse stagioni estive, consulenze per locali, di collaborare con diverse realtà come Gambero Rosso, Martini, Giardini d’Amore. 

Hai partecipato al Mix Contest in occasione degli ATP a Torino, ti è piaciuta questa tipologia di esperienza?

Le gare e i contest rappresentano delle esperienze davvero formative, consentono di confrontarti con professionisti provenienti da ogni parte del mondo, dai partecipanti ai giudici, ognuno può insegnarti qualcosa di nuovo e trasmetterti nuovi stimoli e consigli preziosi. In questi anni ho avuto il piacere di partecipare a diverse gare, come l’Art of Martini o la Bacardi Legacy, si impara sempre qualcosa. Per quanto riguarda il Mix Contest in occasione degli ATP, l’ho trovato un’esperienza molto bella e gratificante. È stato stimolante poter raccontare i nostri drink e i prodotti che rappresentavamo a così tante persone. L’ho trovata una competizione, se così possiamo dire, atipica, nel senso che, nonostante ci fosse una giuria, l’ultima parola spettava al pubblico che votava dopo aver assaggiato i drink. Questo aspetto è stato davvero un punto a favore della competizione, in quanto nel nostro mestiere i veri giudici sono proprio i clienti. 

A cosa si ispira la tua personale proposta di miscelazione?

Ho un background molto classico, mi piace uno stile di miscelazione diretto, deciso, con ingredienti selezionati e non eccessivamente lavorati, ma ben miscelati tra loro. Nella mia idea di miscelazione non possono mancare le spezie. Ho avuto modo di seguire dei corsi tenuti da Terry Monroe di Opera Milano 33. È un mondo davvero affascinante, ci si rende conto che, molto spesso, invece di esaltare e valorizzare gli ingredienti, li trattiamo nella maniera sbagliata. In generale, credo in una miscelazione cucita su misura del cliente. Molti clienti preferiscono affidarsi al barman e farsi coccolare, quindi dobbiamo saper ascoltare, capire cosa piace alla persona che abbiamo di fronte e di conseguenza offrirle un’esperienza in linea con le sue aspettative. 

In base alla tua esperienza, hai notato delle evoluzioni sul ruolo della donna nel settore dell’ospitalità?

Da quando ho iniziato io, le figure femminili nel nostro settore sono triplicate. Siamo in costante crescita e ricopriamo sempre più ruoli di responsabilità e rilievo. Se posso dire, noi donne abbiamo un tocco in più, l’accoglienza ce l’abbiamo dentro in maniera innata, ciò ci rende più predisposte e facilitate a lavorare nel settore dell’ospitalità, dove si è costantemente a contatto con le persone.

Com’è iniziata la tua collaborazione con l’Hotel Chapter Roma?

La collaborazione è nata grazie a Jacopo Arosio, General Manager del Chapter, il quale mi ha proposto di entrare a far parte dello staff. Superate alcune esitazioni iniziali, legate perlopiù alla difficoltà di dover lasciare il Chorus, ho deciso di intraprendere questo nuovo percorso in veste di responsabile del bar. Ho iniziato a lavorare al Chapter da poco, mi sto impegnando molto e da qui a cinque mesi si potranno vedere i frutti del mio lavoro 

Come bar manager, ti vedi anche dietro il bancone?

Sono ancora troppo giovane per staccarmi totalmente dal bancone, ho ancora tanto da imparare. Quando mi vengono a trovare dei clienti che mi chiedono di preparare loro un drink, non posso dire di no, è una cosa che mi fa tantissimo piacere! Finché è nelle mie forze preferisco occuparmi sia della parte gestionale che di quella operativa. 

Che sorprese ci riserverà il tuo arrivo all’Hotel Chapter Roma?

Senza dubbio, con l’arrivo della primavera e con l’apertura della nostra terrazza, sarà previsto il lancio del menù, che riprenderà un po’ tutto il mio percorso. Saranno presenti classici, signature e twist on classic. In generale non amo variare spesso drink list, per esperienza so che i clienti ci si affezionano, senza dimenticare che ci vuole un po’ di tempo per capire cosa piace realmente alla clientela. Così facendo, quando si crea un nuovo menù, si avrà come riferimento una linea guida basata sui feedback delle persone. Per me è fondamentale che i primi a dover essere accontentati debbano essere proprio i clienti stessi. 

Chiudiamo in bellezza: qual è il tuo distillato e il tuo cocktail preferito?

Sono una grande appassionata di gin! È un distillato con tantissime sfumature di sapore, tutte da scoprire. Per quanto riguarda il drink che preferisco, non ho dubbi: ii cocktail Martini, un drink che bevo soprattutto nel dopo cena. 

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