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Stock Spirits Italia, Marco Alberizzi e l’azienda storica dal cuore italiano

L’amministratore delegato di Stock Italia presenta i marchi iconici che hanno fatto la storia dell’azienda, leader nei liquori e negli spirits italiani per il dopo pasto, e le nuove partnership distributive che ne completano il portfolio degli international spirits.

 

Marco, può presentarsi, ci parli un po’ di lei: Chi è Marco Alberizzi? La sua formazione, il suo percorso lavorativo, la sua posizione al giorno d’oggi?

Sono milanese, un ibrido tra Veneto e Puglia, in ogni caso italiano anche se per piacere, studio e lavoro ho visitato a oggi 55 paesi diversi nel mondo. È un bel numero, ma ho ancora tanto da vedere. Professionalmente parlando sono un uomo di marketing e comunicazione, che ha poi allargato i suoi orizzonti all’area commerciale. Ho lavorato per più di 25 anni nel settore alcolico, iniziando dalla birra dove ho trascorso i primi 20 con Heineken, sia in Italia che all’estero. Dopo un dolce excursus nell’azienda Ferrero sono tornato nel business degli alcolici entrando nel mondo degli spirits, dapprima come Direttore Generale in Bacardi-Martini e poi nell’ultimo anno e mezzo come Amministratore Delegato di Stock Spirits Italia.

 

Quale è stata la sfida che l’ha portata a diventare amministratore delegato di Stock Spirits Italia?

È una bellissima missione poter rilanciare un’azienda storica del panorama liquoristico e della distillazione italiana. Ho viaggiato tanto e proprio per questo, al di là del naturale orgoglio patriottico, posso affermare senza alcun dubbio che la nostra terra è la più bella al mondo, la nostra cultura per il cibo e le bevande è qualcosa che non ha pari. La distilleria a vapore Camis & Stock nasce a Trieste nel 1884, fondata da Lionello Stock. L’azienda è sopravvissuta a numerosi eventi storici: dalla caduta dell’Impero austro-ungarico, periodo in cui fu allargata la sua presenza nei Paesi dell’Est Europa, alla persecuzione nazista quando la distilleria di Trieste fu distrutta, fino alle nazionalizzazioni del regime comunista in Cecoslovacchia. La capacità di rinascere in Stock ce l’abbiamo proprio nel DNA, e questa è la mia missione: far diventare Stock l’azienda di riferimento tra le aziende di liquori e spirits dal cuore italiano.

Tra i marchi storici di distillati e liquori che Stock Italia distribuisce, a parer suo, quali sono le linee portanti dell’azienda?

La caratteristica di Stock Spirits è quella di essere leader o co-leader nelle categorie in cui operiamo. Iniziando dal dopo pasto italiano, che in gergo possiamo definire l’ammazzacaffè, citerei per primo Stock 84, il brand da cui l’azienda prende il nome. Ai tempi in cui la filossera devastava i vigneti francesi, mentre gli italiani esportavano il vino oltralpe per la produzione del cognac, Lionello Stock decise di usarlo per distillare lo Stock84 Cognac Medicinale, quello che oggi è il nostro Brandy Stock84. Il resto è storia: le bottiglie di stock84 ritratte nei dipinti di De Chirico e Guttuso, i manifesti pubblicitari di Dudovich e i caroselli televisivi con personaggi dal calibro di Sandra e Raimondo e Gigi Proietti. E chi non ricorda lo slogan calcistico di “tutto il calcio minuto per minuto” che recita “La tua squadra ha vinto, brinda con Stock 84”.

Il secondo marchio storico è il nostro Limoncè, indiscusso leader sul mercato dei limoncelli, prodotto con i limoni di Sicilia e 100% naturale, che omaggia il vero limoncello italiano fatto in casa dalle nonne. Di industriale infatti c’è solo l’imbottigliamento! Siamo anche i leader a volume nelle grappe in Italia, con Piave, Julia e le grappe della Distilleria Franciacorta di recente acquisizione.

E nel mondo della notte il nostro brand di riferimento è la vodka Keglevich, che nelle sue varianti bianca e fruttata è la vodka più venduta in Italia. Il processo a 6 distillazioni la rende perfetta per la miscelazione e la provenienza dalla Polonia ne certifica la qualità.

 

Che obiettivi di sviluppo avete su questi prodotti? Ci saranno dei cambiamenti strategici in merito?

Credo molto nel ritorno dell’italianità. Credo nel brandy verso il cognac, come a Materazzi contro Zidane! Nel periodo pandemico abbiamo avuto un aumento del 10% sulle vendite di Stock 84, questo ritorno in famiglia forzato ha fatto rinascere in casa la passione per il distillato. Lo definisco il distillato per eccellenza dei perennials, quelli che non smettono mai di divertirsi malgrado l’età. Per questo il nome del nuovissimo Stock84, invecchiato 3 anni in botte, è “Bellavì”.

Credo anche nella miscelazione del brandy. Ma soprattutto credo che Stock84 Riserva 20, invecchiato per 20 anni in botte di rovere in Toscana e recentemente premiato con il Crystal Taste Award dal Taste Award Institute, sia un’esperienza di gusto sensazionale.

La pandemia ha inciso profondamente sulle abitudini sociali di tutti noi. Per questo abbiamo lavorato sul riposizionamento in comunicazione di Keglevich e Limoncè.

 

La campagna “Skip The Ordinary” di Keglevich è un inno a tutto ciò che non è scontato e che travalica l’abitudine, nonché al rispetto per ciò che è diverso. Non solo il new normal che diventa normal, ma anche l’accettazione del no normal. La street art, che da sempre raffigura un mondo irriverente, fuori dalle regole e colorato, è diventato il nostro territorio elettivo di comunicazione, in particolare grazie alle collaborazioni con gli street artists milanesi Orticanoodles.

E il nuovo spot TV e social di Limoncè, da sempre espressione della socialità e del piacere di stare insieme, celebra attraverso la metafora di un nastro giallo l’importanza delle relazioni vere e dei legami che contano davvero. Come del resto sottolinea lo storico claim “Limoncè, chi cè c’è”.

 

La società si è sviluppata attraverso marchi propri, da poco ha deciso di avere acquisizioni esterne, come con Distillerie Franciacorta, cosa ne pensa di questa nuova apertura?

Il nostro obiettivo è diventare l’azienda di riferimento fra le aziende spirits dal cuore italiano. Vogliamo rafforzare la nostra leadership nel dopo pasto italiano, rafforzando il legame dei consumatori con i nostri brand storici: Stock84, Limoncè e le nostre grappe. Anche se tecnicamente improprio, mi piace dire che la grappa è “il gin italiano”!

Abbiamo rivisto il packaging e stiamo lavorando sull’immagine e la notorietà di “Borgo Antico San Vitale” e “La Corte”, le grappe che sono entrate a far parte del nostro portfolio, che annovera anche Piave e Julia, a seguito dell’acquisizione di Distillerie Franciacorta.

 

Parliamo della parternship distributiva con Beam Suntory? Il portfolio di Beam Suntory annovera brands di statura globale, come Jim Beam, Maker’s Mark, Laphroaig, Roku e Courvoisier; a cosa porterà questa nuova acquisizione?

Italiani sì, ma con un piede nel mondo degli international spirits. Il portfolio di Beam Suntory ci permette di completare la nostra offerta per il fuori casa serale ed allargare la presenza nei cocktail bar con prodotti leader nelle rispettive sottocategorie: Jim Beam il 1° bourbon al mondo, Maker’s Mark il premium bourbon più bevuto al mondo, Laphroaig l’icona dei whisky torbati, Roku il gin artigianale giapponese. Senza dimenticare i whisky giapponesi di grande tendenza Yamazaki, Hibiki e Toki.

Un ulteriore passaggio nella collaborazione con Beam Suntory è stata l’acquisizione nel vostro portfolio del gin Sipsmith, che strategia di distribuzione intendete intraprendere?

Sipsmith è una vera chicca, il vero London dry gin, prodotto in alambicco di rame come in passato, le sue botaniche vengono distillate insieme allo spirito e gli donano quell’unicità che lo differenzia dagli altri. È il degno complemento al nostro portfolio di premium gin, che annovera Roku, Nordès e Colombian.

 

La collaborazione con Bruno Vanzan con il suo innovativo IOVEM, è nata da meno di un anno, su che canali di distribuzione avete deciso di proporlo?

IOVEM è un gioiellino a cui sono molto affezionato, ho seguito il suo progetto fin dagli albori con Bruno Vanzan e Adriano Costigliola. IOVEM si differenzia da qualsiasi altro prodotto per diversi motivi. In primis intercetta i trend della miscelazione moderna, a bassa gradazione. È un nettare, perché contiene miele e non zucchero. Gli ingredienti sono tutti naturali, a base mosto d’uva, aromatizzato con zenzero e limone. Ed infine ha un colore distintivo: il viola, che proviene naturalmente dall’enocianina contenuta nella buccia dell’uva.

E poi l’asso nella manica di IOVEM è Bruno Vanzan, per la sua genialità e fantasia oltre che per l’expertise di un due volte campione del mondo. Le storie in viola raccontate sui social di IOVEM hanno creato grandissima richiesta tanto che, pur essendo per il momento un prodotto dedicato al mondo dell’Ho.Re.Ca, abbiamo iniziato la distribuzione anche su alcune piattaforme e-commerce per rispondere alle richieste di consumatori appassionati che vogliono poterlo bere anche a casa.

 

Ci sono nuovi progetti o strategie imprenditoriali per il futuro?

La nostra strategia non cambia: rafforzare la leadership della nostra gamma italiana nel dopo pasto e ampliare la nostra offerta di spirits internazionali per il serale fuori casa. In questo senso continueremo ad esplorare opportunità per completare il nostro portfolio in categorie che attualmente non presidiamo. Abbiamo inserito in struttura la figura del Business Development Manager per il canale fuori casa per migliorare la nostra strategia di distribuzione e adattarci prontamente alle evoluzioni di un mercato in rapida evoluzione dopo la pandemia. Cambiano le abitudini di consumo, i trend di categoria, le modalità di acquisto. Credo che mai come oggi si debba ascoltare il mercato.

 

La nostra ultima domanda è un po’ un rito di saluto finale, qual è il suo cocktail preferito?

Il mio cocktail preferito da sempre è il gin tonic. Non è per moda ma per esperienza di vita, perché fin da ragazzo il gin tonic, o il gin fizz, erano buoni compagni delle serate in compagnia. Però la scelta di un cocktail dipende sempre dal momento della giornata, dal luogo o dalla persona con cui sei e dal barman che hai davanti. Sono più bravo come consumatore che come barman, anche se a casa mi diverto a sperimentare. Mi piace pensare che noi vendiamo una scatola da gioco con cui i barman professionisti possono costruire delle cose bellissime e buonissime!

 

Clelia Mumolo

Redazione MT Magazine

Redazione MT Magazine

MT Magazine è una finestra sempre aggiornata sul mondo della miscelazione italiana e internazionale. Nata nel 2017, da un’idea di Laura Carello, il progetto ambiva a creare una guida circoscritta ai cocktail bar di Torino e Milano, in pochi anni poi si è ingrandita al punto tale da diventare un vero e proprio magazine di riferimento per il settore della mixology e gli appassionati di cocktail.

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