Oggi, domenica 25 agosto, è il Whiskey Sour Day. Whiskey e non whisky, perché il cocktail è nato in America e si prepara quindi con il bourbon, variante statunitense del distillato. Abbiamo approfondito l’argomento con il bar manager di ORO Whisky Bar Francesco Cimaglia.
La storia del Whiskey Sour
Il whiskey sour è nato a metà dell’800 in America. Erede del Punch con cui condivide la struttura della ricetta – distillato, acqua, limone, zucchero –, è stato per la prima volta menzionato nel 1869, all’interno di una rivista mensile californiana, The Overland Monthly – vol. 2. Tredici anni dopo, il cocktail è già presente all’interno di un libro di ricette, a firma di Harry Johnson. Il bicchiere da servizio? Il sour glass, usato ancora oggi. Sembra strano ma è solo nel 1922, nel celebre libro How to mix them di Robert Vermeire, che viene consigliato l’utilizzo dell’albume d’uovo, per donare una texture cremosa in superficie al drink. Dal 1993 il Whiskey Sour è entrato nella classifica IBA (International Bartenders Association) dei cocktail internazionali, nella categoria The Unforgettables (Gli Indimenticabili).
L’importanza del Whiskey Sour in un whisky bar
A Roma si trova uno dei whisky bar di riferimento a livello italiano, il primo della capitale. Si chiama ORO ed è stato aperto nel 2020 da Andrea Fofi, già ideatore del Roma Bar Show. All’interno si trovano circa 500 etichette di whisky, da degustare su sedute esclusive ed eleganti, in purezza e in miscelazione. In menu, oltre ai signature, si può spaziare tra quattro classici internazionali a base whisky: Blood and Sand, Old Fashioned, Sazerac e… Whiskey Sour.
“Qui il Whiskey Sour è ordinato da una clientela varia, soprattutto della fascia 35-40 anni. Le persone più grandi tendono a ordinare drink più strutturati” dice Francesco. “Negli ultimi anni, questo drink ha scalato le classifiche degli apprezzamenti e credo che alla base ci siano diversi motivi: prima di tutto, è fresco e quindi può essere bevuto tutto l’anno, poi non ha un sapore intenso di whisky e proprio per questo motivo piace anche ai non amanti del distillato”.
Il Whiskey Sour di ORO
“La ricetta è la stesso dal primo giorno. Rispetto a quello che si assaggia solitamente, noi abbiamo sostituito l’albumina con una variante vegetale: Stillabunt. È un prodotto che ci permette di ricreare la stessa consistenza spumosa e che ci porta tre vantaggi: il cocktail può essere bevuto da tutti, e, soprattutto d’estate, non ha il sapore né l’odore a volte non gradito del bianco d’uovo”.
Ricetta Whiskey Sour
- 50 ml bourbon Wild Turkey
- 30 ml succo di limone
- 20 ml sciroppo di zucchero 1:6: (zucchero, acqua)
- Magic Velvet – Vegan Cocktail Foamer – Stillabunt (albumina vegetale)
Il twist sul Whiskey Sour di ORO
“Nella storia di ORO abbiamo messo a punto un solo twist sul Whiskey Sour. Si tratta di Artemisia, un cocktail in cui avevamo ricreato l’acidità caratteristica del cocktail, ma con un succo di pesca acidificato, a cui avevamo unito uno sciroppo di basilico, per ricreare un’accoppiata di sapori piuttosto vincente. Nell’occasione, avevamo usato un whisky irlandese e avevamo completato con i sapori di dragoncello, bergamotto e bitter alla vaniglia”.
Ricetta Artemisia (twist sul Whiskey Sour)
- Irish Whisky Jameson Black Barrel
- Italicus (Rosolio al bergamotto)
- Succo di pesca acidificato con acido citrico
- Sciroppo di basilico e dragoncello
- Bitter alla vaniglia