Ieri, 28 ottobre, il World Amaro Day ha inaugurato la sua prima edizione presso Essenza Lucano – il museo aziendale di Lucano 1894- gettando le basi per una nuova consapevolezza culturale e identitaria attorno all’amaro.
Nato con l’obiettivo di valorizzare l’amaro non solo come una bevanda da fine pasto, ma come parte del patrimonio culturale e artigianale italiano, strettamente legato alle tradizioni regionali. Attraverso una serie di attività ed esperienze, l’evento ha permesso ai partecipanti di confrontarsi sul presente di questo prodotto e soprattutto sul futuro. Abbiamo chiesto a Letizia e Francesco Vena, organizzatori dell’evento e parte della famiglia Lucano un resoconto di questa prima edizione.
Ciao ragazzi, come è andata questa giornata all’insegna dell’amaro? Rispettate le aspettative?
Assolutamente sì! Tutto è andato benissimo, forse anche meglio di come noi ci aspettassimo, quasi tutti i produttori d’Italia riuniti nel nostro museo aziendale Essenza Lucano che ha piacevolmente sorpreso i nostri ospiti. La nostra idea di celebrare l’amaro con una giornata dedicata è stata molto apprezzata da tutti che quasi si sono complimentati con noi per aver pensato a quest’iniziativa che vuole provare, finalmente, a tutelarci.
Nella prima tavola rotonda è stata accesa una luce sulle generazioni del futuro. L’amaro è pronto ad una tendenza low alcool?
Alle 14 c’è stata la prima tavola rotonda dedicata proprio all’importanza di avere un amaro day e sulla comunicazione delle nostre realtà. Quasi tutti gli interventi hanno acceso un faro sulla tendenza delle generazioni future al bere responsabile. La generazione Z, soprattutto, tende a bere meno alcolici, come dimostrato anche dai dati proposti da Matteo Fortarezza, Data Analyst di Nielsen. Questo, a discapito di quello che si possa pensare ci ha reso felici; non è un caso che con noi al tavolo avevamo un rappresentante di Amaro Liborio, prima azienda italiana a produrre solo amari analcolici.
La giornata è stata arricchita da un intervento di Nielsen, che ha offerto uno sguardo approfondito sul mercato degli amari, evidenziando i cambiamenti nel comportamento dei consumatori e la crescente popolarità di questo prodotto nel mondo della mixology.
Qual è la reale condizione del mercato amari in Italia secondo Nielsen?
L’intervento del Data Analyst di Nielsen, come ti dicevo, è stato incentrato sull’analisi di mercato. L’amaro è in forte crescita come presenza a scaffale della grande distribuzione, quasi di pari passo col gin, con una particolare attenzione da parte dei consumatori a bere amaro in bicchieri brandizzati dall’amaro stesso, oltre che sul fatto di berlo ghiacciato. Fondamentale è diventata la dimensione salutista e moralista del nostro pubblico, con una particolare attenzione al bere di qualità, e proprio in questa direzione bisogna incentrare tutta la narrazione dell’universo amaro.
Uno dei momenti più coinvolgenti della giornata ha riguardato la discussione sui percorsi di innovazione del mondo dell’amaro. Cosa nasce da questo connubio fra identità e innovazione?
Da questo connubio, spesso abusato, di identità e innovazione ciò che spicca in assoluto è l’utilizzo dell’amaro in mixology come risorsa per il futuro della comunicazione. L’apporto dell’amaro e quindi il suo uso, con proposte dedicate, prodotti sperimentali e sempre più vicini al bartender, non si è ancora diffuso in maniera popolare. Bisogna essere ancora più incisivi sotto questo punto di vista, immagina che noi siamo fra i primissimi amari a fare della miscelazione una parte importante; abbiamo iniziato ormai 10 anni fa ma c’è ancora tanto da lavorare.
Ormai quando si parla di spiriti in generale bisogna adottare le dovute precauzioni. C’è stato spazio per questo aspetto in questa giornata di celebrazione?
L’aspetto fondamentale è difendere il social drinking, bevendo in compagnia per cadenzare i momenti senza demonizzare il prodotto. Esiste una storia d’amaro che non è ancora stata raccontata, che può essere trasmessa con spazi come quelli dove si è tenuto il primo World Amaro Day. Un museo che ti dia la possibilità di entrare in contatto con la storia di quel prodotto, con la famiglia che da sempre ha dedicato la propria vita e le proprie forze a quel sogno divenuto piano realtà. Demonizzare prodotti come i nostri significa dimenticarsi delle famiglie, che non sono poi così diverse dalle famiglie dietro le grandi etichette enologiche o ancora quelle dietro le cantine vitivinicole. Sta a noi, facendoci forza della nostra storia, educare il consumatore a conoscere sempre più a fondo questa realtà, aiutandoci con una panoramica sempre più completa al mondo intorno ad un prodotto come il nostro.
Il World Amaro Day non ha solo celebrato l’amaro come prodotto italiano, ma ha anche sottolineato l’importanza della sostenibilità e del coinvolgimento delle comunità locali. Molti produttori hanno condiviso le loro iniziative per la riduzione dell’impatto ambientale e per la promozione di pratiche agricole sostenibili. Questo impegno verso la sostenibilità è stato evidenziato anche nella scelta di ingredienti locali e nella valorizzazione dei piccoli produttori che contribuiscono alla filiera dell’amaro, rafforzando il legame tra il prodotto e il territorio d’origine.
Progetti per il futuro? Bisogna aspettare con ansia il World Amaro Day 2025?
Sicuramente. Nel breve periodo redigeremo un manifesto per sottolineare e ribadire i punti focali di cui abbiamo discusso oggi come appunto il bisogno ancora di trasmettere il messaggio dell’amaro con luoghi d’incontro e la responsabilità dell’educazione al bere consapevole e responsabile. L’obiettivo finale è quello di difende l’amaro, facendosi forza fra player di questo mercato arrivando a creare una sorta di lobbysmo, si fatto da competitor diretti, ma tutti uniti dallo stesso ideale. L’amaro è parte fondamentale del patrimonio gastronomico e culturale italiano e dev’essere difeso con più forza. Già alcuni dei presenti oggi ci hanno appoggiato, e noi siamo pronti a partire dal futuro per il futuro.