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Dalle selezioni alla finale mondiale di Patrón Perfectionists: il percorso di Andrea Benvegna

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Andrea benvegna patron perfectionists

È stato il vincitore della finale italiana di Patrón Perfectionists 2023 e uno dei finalisti mondiali in Messico. Ad Andrea Benvegna abbiamo chiesto tutti i retroscena del suo percorso all’ultima edizione della Patrón Perfectionists. Dalle prime selezioni fino alla finale mondiale.

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1.Quando hai conosciuto il tequila?

Il tequila è un distillato che ho conosciuto da consumatore. Ho avuto poi l’occasione di approfondirne molto la mia conoscenza nel 2011, quando ho iniziato a lavorare al The Connaught Bar – uno dei cocktail bar più iconici di Londra – dove ho incontrato il mio primo mentore, Agostino Perrone, molto legato a questo distillato. Proprio in questo frangente, ho capito che il tequila poteva essere protagonista anche in altre vesti, oltre al Margarita.

2.Perché hai deciso di candidarti alla Patrón Perfectionists?

Perché il tequila è il mio distillato preferito e la ritenevo una competizione molto stimolante. Con il senno di poi, devo dire che ha soddisfatto in pieno le mie aspettative. Dalla prima selezione, in cui avevo presentato il cocktail Evo, alla finale mondiale, ho tanti ricordi dell’esperienza e non saprei indicare quale sia quello più bello. Forse il legame che si è creato tra noi finalisti, con i quali ci siamo ritrovati al Roma Bar Show e che non vedo l’ora di andare a trovare nei loro locali. Anche il viaggio che abbiamo fatto in Messico mi ha lasciato molto. Insieme a Giacomo Acerbis, il brand ambassador, ci siamo confrontati tanto su Patrón e avere la possibilità di poter parlare con un professionista come lui, ex bartender come me, che ogni giorno lavora con questo prodotto ti fa crescere molto.

PAtron perfectionist andrean benvegna

3.Andrea, hai vinto l’ultima Patrón Perfectionists Italia. Quali sono stati i segreti del tuo successo? Con quali cocktail hai vinto la finale italiana?

I segreti del mio successo sono stati due: la creatività delle ricette e l’utilizzo di ingredienti del mio territorio. Nella finale italiana ho vinto con due cocktail. Nella prima sfida, in cui l’obiettivo era realizzare un drink con un ingrediente locale, ho preparato Evo, il cui significato è “evoluzione”, perché è un inno alla pianta dell’olivo, in tutte le sue sfaccettature. Si tratta di un twist sul Margarita, con tequila Patrón Silver, sciroppo di zucchero e lime, succo di oliva taggiasca homemade, sherry oloroso, una qualità del vino fortificato spagnolo né secca e né dolce – che ho scelto perché la più grande cultura che ha avuto influenza su quella messicana è stata la spagnola – e gocce di olio d’oliva taggiasca. Il servizio era effettuato in una coppa realizzata con legno di ulivo. Nella seconda sfida, bisognava invece prendere un elemento e trattarlo in almeno tre modi differenti. Il mio drink si chiamava Corazón, perché bisogna mettere il cuore in qualunque cosa si fa e poi, anche, perché l’ingrediente protagonista delle lavorazioni – io ne avevo presentate cinque – era il pomodoro Cuore di Bue ligure. La base era sempre tequila Patrón Silver, questa volta miscelata con acqua di Cuore di Bue, soluzione salina di Cuore di Bue, aceto di Cuore di Bue, oleo saccharum di Cuore di Bue alla brace. La decorazione era composta da un rim di polvere di Cuore di Bue sul bordo del bicchiere e dal picciolo verde del pomodoro Cuore di Bue in sospensione sul cocktail. Il bicchiere scelto era una coppetta.

4.Con quale cocktail ti sei presentato alla finale mondiale?

Anche in Messico, così come in Italia, abbiamo dovuto realizzare più cocktail, ma ce n’è uno a cui sono più affezionato, ed è Compartir. La sfida si chiamava “Mi casa es tu casa” e l’obiettivo era servire un cocktail che valorizzasse il distillato messicano e la propria cultura. Così, io ho preparato un analcolico con siero di Parmigiano Reggiano, acqua di cocco e Patrón cordial, uno sciroppo homemade dai sentori della Patrón Silver, con note erbacee, agrumate, di agave e vaniglia. Il drink si chiamava Compartir, perché veniva servito ai giudici dalla grolla, una particolare coppa in legno utilizzata per bere in compagnia a turno. L’idea era quella di richiamare la convivialità italiana.

5.In cosa ti ha arricchito la competizione italiana?

In tutti gli aspetti. A livello personale, perché è un’esperienza che fai una volta nella vita e che ti forma in modo particolare, e a livello sociale, perché ho conosciuto tantissime persone, ognuna delle quali mi ha dato qualcosa e viceversa. Si è creata una bella atmosfera, più di condivisione che di competizione, e questo è sicuramente un unicum in una gara di questo prestigio. Ciononostante, mi ricordo ancora la doppia emozione che ho provato quando hanno annunciato il mio nome come vincitore italiano. Da un lato per essere arrivato a primo e dall’altro per ritornare in Messico, questa volta da protagonista. Quelle due parole, Andrea Benvegna, mi hanno acceso di felicità.

Patron perfectionist andrean benvegna

6.E la finale mondiale?

Mi è servita per stringere tanti legami con gli altri concorrenti – tuttora sono in contatto con la concorrente del Sudafrica – ma anche per accrescere la mia competenza sul tema, grazie alla visita in hacienda Patrón, che abbiamo fatto nella settimana prima della finale. Mi ha dato tanti stimoli e spunti, che ho riportato in menu una volta tornato in Italia. Da noi, l’assaggio del tequila ha ancora bisogno di essere raccontato. Non è un viaggio che il cliente deve fare da solo: tu sei il capotreno e devi condurre i passeggeri. Al SURF, mi piace molto lavorare il tequila in miscelazione – soprattutto in forma di Silver, perché è l’unico prodotto che non fa invecchiamento ed è più autentico e fedele al sapore dell’agave – ma mi piace altrettanto servirlo liscio, perché è un distillato che ha bisogno di 6-8 anni prima di essere imbottigliato, e quindi voglio assicurarmi che sia capito.

7.SURF è un locale in cui la miscelazione va di pari passo con la cucina. Succede anche con il tequila?

Indubbiamente. Con il cocktail Evo servo un tentacolo di polpo CBT e alla brace, spennellato con teriyaki di polpo, impanato nei popcorn e servito con crema di patate e miso. In menu, abbiamo spazio anche per un altro abbinamento gastronomico con il tequila: Silver-Parmigiano Reggiano 18 mesi, nato dalla finale mondiale “Mi casa es tu casa”.

8.Per tutti i finalisti, è previsto un viaggio in Messico per vedere da vicino la produzione di questo distillato. Quali sono tre cose che ti hanno affascinato di più?

La passione dei dipendenti, da chi coltiva l’agave a chi appone l’ultimo adesivo sulla bottiglia, l’edificio dell’hacienda, molto curato dal punto di vista estetico, e infine l’ospitalità di tutto il team.

Patron perfectionist andrean benvegna

9.Perché consiglieresti a un bartender di partecipare alla Patrón Perfectionists?

Perché ti può cambiare la vita. È un’esperienza da fare per i legami che crei, per le informazioni che apprendi su agave e tequila e perché ti può aprire tante porte. Nel mio caso, per esempio, ho avuto modo di rappresentare Patrón al Roma Bar Show e all’Imperia Cocktail Week in qualità di sponsor Patrón. Infine, se vinci la finale italiana, hai l’opportunità di diventare giudice l’anno successivo, un’occasione più unica che rara.

Per candidarsi alla Patrón Perfectionists Italia 2024, è sufficiente accedere al sito di Patrón Perfectionists con le proprie credenziali o creando un profilo, nel caso in cui non li si abbia. In seguito, bisogna caricare la ricetta del proprio twist sul Paloma con foto e spiegazione. Il termine ultimo per la presentazione della ricetta è il 30 settembre.

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Alessio D'Aguanno

Alessio D’Aguanno è il copywriter. Intervista bartender e racconta il lavoro che questi ultimi fanno nei cocktail bar italiani e di tutto il mondo, sia nel blog che nella guida cartacea.

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