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Compass, la carta cocktail di Gabriele Contatore per il Mandarin Oriental del Lago di Como

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Si chiama Compass la carta cocktail creata da Gabriele Contatore, bar manager del Mandarin Oriental sul Lago di Como. Un compasso che fa un girotondo intorno al lago, percorrendo il suo territorio, orientandosi tra le sue eccellenze come una bussola, facendole percepire tramite gli aromi dei cocktail. Un lavoro sicuramente interessante, che Gabriele ha immaginato per i clienti di questo stupendo angolo di quiete con vista mozzafiato sull’acqua.

Il Mandarin Oriental, Lago di Como

Situato sulle sponde del più famoso lago d’Italia, Mandarin Oriental, Lago di Como è un resort immerso in un lussureggiante giardino botanico che raccoglie oltre cinquanta specie di piante, alberi e fiori, tra cui rododendri, camelie e magnolie. Disposto su nove ville separate – tra cui Villa Roccabruna, ex residenza della cantante lirica italiana Giuditta Pasta costruita nel 1799 – questo albergo è un magnificente buen retiro fermo nella migliore Italia di un tempo, quella che crea l’atmosfera che piace tanto ai turisti che visitano il nostro Paese. Base perfetta per ammirare i dintorni, tra sentieri panoramici, rustiche città lombarde, meravigliosi giardini botanici e dinamici sport acquatici, il Mandarin fa tesoro di tutto questo, e lo trasforma in narrazione perfino nella sua carta cocktail. Questa prende vita al CO.MO Bar & Bistrot, con la sua ampia terrazza con vista lago: il luogo ideale per concedersi un pranzo o una cena informale, una pizza sfornata direttamente in riva al lago, un aperitivo o un drink realizzato da Gabriele e dal suo team.

Gabriele, ci racconta la vostra carta cocktail?

L’abbiamo strutturata come se fosse una cartina geografica. L’idea mi è venuta nei primi anni qui al Mandarin, vedendo i nostri ospiti stare qui per più giorni consecutivi e voler scoprire il territorio. Ho pensato: quale miglior metodo per aiutarli che dargli qualcosa da visionare mentre sono seduti sul nostro terrazzo sorseggiando un buon drink? La carta cocktail così è diventata una bussola, una mappa dettagliata con tutti i punti d’interesse del nostro lago“.

Anche i drink raccontano il territorio, giusto?

“Esatto. I cocktail, posizionati sulla cartina intorno al lago, richiamano  alla territorialità, che io vado a sposare con l’Oriental Heritage che contraddistingue Mandarin Oriental

Ci fa un esempio?

“Il più classico è il Vico, che in parte è un omaggio a Ludovico il Moro, Duca di Sforza: fu lui a impiantare nel territorio lariano la cultura delle more di gelso, alimento base del baco per la produzione della seta. Una novità che fu fondamentale per il territorio. Ma il nome è anche un richiamo a Borgo Vico, una delle più storiche vie di Como: qui nasce l’amaro Seta, che è uno degli ingredienti del cocktail”.

Un drink che è creativo anche nel suo contenitore.

“Sì, lo serviamo in un bicchiere che ho disegnato insieme ad Amaro Seta, e che richiama la ciminiera del piroscafo Patria, storica imbarcazione del 1926. Uno stelo cilindrico su cui viene adagiata una cannula di vetro che funge da cannuccia”.

Se dovessi descrivere la tua carta con un aggettivo, quale sarebbe?

Probabilmente divertente, perché leggo negli occhi e nelle espressioni degli ospiti questa sensazione di leggerezza nel leggere una carta semplice, strutturata su pochi elementi, chiaramente comprensibile. Una cosa che ho voluto fortemente: io ero un bevitore prima di essere un produttore di drink e detestavo quando venivo messo in difficoltà con descrizioni e carte troppo opulente, difficili”.

Da voi passa una clientela internazionale: qual è la differenza tra il bevitore italiano e quello straniero?

Il bevitore internazionale è spesso più curioso, soprattutto quando si affaccia su un territorio nuovo. È un po’ una caratteristica del viaggiatore, in realtà: anche gli Italiani all’estero sono così, vogliono sperimentare, provare, ed è proprio il motivo per cui abbiamo pensato alla carta – mappa. Però quando riesco a rompere gli schemi incuriosendo anche gli Italiani con alternative e rivisitazioni che lo allontanano dalla zona comfort è bello per entrambi, per me e per il cliente“.

La mixology d’hotellerie in Italia fatica ancora, perché secondo lei?

“Credo che ci sia una sorta di timore reverenziale ad entrare, soprattutto nei grandi hotel di lusso come il nostro. Altrove, per esempio a Londra, è molto più naturale. Noi comunque stiamo lavorando sempre di più per aprirci al cliente esperienziale oltre a quello che soggiorna in hotel”.

Qual è il suo ingrediente del cuore?

Alcolico: il gin, perché mi ricorda i miei viaggi in Australia e in Inghilterra, dove la cultura del gin è molto radicata. Analcolico: il lime kaffir, perché mi ricorda l’ultima esperienza lavorativa all’estero, a Bangkok, nel prestigioso The Bamboo Bar del Mandarin Oriental: lì sono venuto a contatto con tutta la cultura thailandese. È un ingrediente che uso ancora, e lo uso tutto: scorza e foglie per l’infusione, oltre al succo. È uno degli ingredienti che dà freschezza ai miei drink“.

Una filosofia zero waste, quella dell’utilizzo dell’intera materia prima.

“Sì, utilizziamo tanti elementi nelle nostre infusioni: da lì poi la frutta rimasta la disidratiamo, o facciamo decotti che diventano confetture. Anche le scorze vengono utilizzate per infusioni e per acque aromatizzate. Cerchiamo davvero di sprecare il meno possibile, creando preparazioni che diventano protagoniste dal nostro servizio, dal welcome drink al dopo cena”.

Quali sono i trend presenti e futuri della mixology?

“Sto notando un ritorno alla semplicità, e ne sono felice perché è sempre stata una cosa in cui ho creduto. Pochi elementi che danno un profilo aromatico preciso. In generale, la tendenza degli spirits è molto cambiata. Stanno prendendo molto piede i distillati analcolici, ad esempio, che sono in effetti molto buoni e ci danno la possibilità di creare drink interessanti anche in versione no alcol“.

Quale sarà la novità della prossima stagione?

“Abbiamo una grande apertura, quella del NAMI Cafe, un pool bar con servizio ristorativo healthy & confort, che offrirà sia dal punto di vista della ristorazione che della mixology piatti e drink rinfrescanti ma anche golosi”.

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Redazione MT Magazine

MT Magazine è una finestra sempre aggiornata sul mondo della miscelazione italiana e internazionale. Nata nel 2017, da un’idea di Laura Carello, il progetto ambiva a creare una guida circoscritta ai cocktail bar di Torino e Milano, in pochi anni poi si è ingrandita al punto tale da diventare un vero e proprio magazine di riferimento per il settore della mixology e gli appassionati di cocktail.

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