Gin, apricot brandy e succo d’arancia. Sono questi i tre ingredienti alla base del Paradise, l’all day cocktail servito in coppetta e nato nella prima metà del ‘900. Ancora oggi riconosciuto ufficialmente dall’IBA (International Bartenders Association) nella categoria The Unforgettables, si tratta di un drink piuttosto raro da poter trovare nei menu dei cocktail bar, anche di quelli d’hotel.
Nato in Inghilterra, come la quasi totalità dei cocktail che hanno fatto la storia della miscelazione non si sa da quale mente sia stato ideato. Una delle versioni vuole che sia quella di Harry Craddock, esperto bartender al quale dobbiamo l’eredità del manuale di miscelazione The Savoy Cocktail Book nel 1930. Tra le tante ricette da lui inventate, come White Lady e Corpse Reviver #2, dovremmo annoverare anche quella del Paradise.
C’è un grande però dietro alla paternità di questo drink. In due scritti antecedenti alla pubblicazione di Craddock, rispettivamente quelli di Jacques Staub (1913) e Robert Vermeire (1922), viene già citato il cocktail Paradise. Il nome della ricetta potrebbe invece evocare la sensazione che si prova quando lo si assaggia. Paradisiaca.
In ogni caso, la freschezza di questo drink lo rende ideale per un brunch, per un aperitivo o anche, per chi non amasse i tradizionali cocktail after dinner, per un dopo cena. Le note fruttate, di arancia e albicocca, si abbinano alla perfezione e vengono completate dalla struttura alcolica del gin. Due varianti del cocktail, per chi preferisse sperimentare sapori diversi, sono il Ferri’s Paradise, nel quale è previsto anche il succo di limone, e l’Houla Houla Cocktail, un drink hawaiano in cui l’apricot brandy viene sostituito dal triple sec.
RICETTA IBA
- 30 ml gin
- 20 ml apricot brandy
- 15 ml succo fresco d’arancia
Tecnica: Shake & Strain
Bicchiere: Coppetta